Con la pandemia la tecnologia ha assunto un ruolo fondamentale nelle nostre vite, ma, a lungo andare, come accade nell’assunzione di droghe, più si fa uso di questa tecnologia, più se ne rimane assuefatti, più la si cerca in quantità sempre maggiori, in un circolo vizioso che ha un’unica conseguenza: l’isolamento.

Quel Mostro invisibile che proprio per questa ragione diventa un mostro spaventoso, ha invaso l’intero mondo da ormai oltre un anno. L’invasione è evidente, perché questo Mostro orribile non permette più all’uomo di avere spazi di vita sociale a cui è predisposto in maniera del tutto innata da sempre, dalle origini della sua esistenza. Ogni singolo centimetro del nostro relazionarsi è occupato da una macchia vischiosa che si allarga vertiginosamente, ogni singolo centimetro è intoccabile, impossibile da perlustrare, anche per i più temerari, perché il toccarlo permette solamente all’Invasore di acquisire forza e ulteriore spazio. È invisibile e, dunque, anche privo di forma e tutto questo rende il suo essere mostruoso ancora più inquietante. Una forma, per quanto possa essere raccapricciante, evidenzia la sua esistenza, il suo peso e dunque anche la sua definizione e possibilità di contenimento. Ed è proprio vero: quello che non riusciamo a delineare fa paura, crea il panico, il caos, perché ci rende impotenti.

L’uomo, essere sociale, è limitato dal suo potersi relazionare se non con un pezzo di stoffa o con uno strato di materiali idrorepellenti sul viso, quella mascherina che, soprattutto nella nostra cultura occidentale, si è sempre associata all’immagine di sala operatoria, di ospedale, di malattia, anche di morte. Un pezzo di tessuto che nasconde tutta quella fondamentale comunicazione non verbale su cui autori esperti nei campi più disparati, dalla sociologia, alla psicologia, alla scienza politica hanno dato e continuano a dare preziosi contributi in letteratura. Le parole possono essere ingannevoli, ma la comunicazione corporea non lo può fare, perché incapace di tradire il nostro mondo interiore e, aggiungerei, per fortuna. E pensando alla mascherina, mi rendo conto che il significato attribuito potrebbe essere diverso e mutevole per ogni singola persona: un disagio per chi è abituato a proiettarsi verso l’esterno, un alleato, invece, per chi ha bisogno di nascondersi.

L’uomo, però, si distingue per la sua straordinaria capacità di adattamento che ricollego sempre alla meravigliosa plasticità di quella sostanza gelatinosa, rosea, di circa 1350 grammi, in grado di attuare cambiamenti interni a sé stessa, in quella via Lattea infinita, ma anche esterni, in un reciproco scambio che non smette di influenzare e influenzarsi. E, dunque, come ovviare al problema delle distanze contrapposto al forte desiderio di socialità, che non è solo svago, ma anche lavoro, quotidiano, vita: ecco qui uno SCHERMO.

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